SmaniaStories by Vilma

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Le funamboliche storie di Nonna Vilma
rubrica a cura di Vilma Mapelli

 

𝐋𝐀 𝐏𝐈𝐙𝐙𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐒𝐀𝐁𝐀𝐓𝐎 𝐒𝐄𝐑𝐀

Quando lavoravo in ufficio il sabato era il giorno dedicato alle faccende domestiche, alla spesa per la settimana, allo shopping soprattutto nel periodo dei saldi, alle lavatrici, insomma era una giornata piena piena in cui mi concedevo prima di cena un lungo bagno rilassante allungata nella vasca con tanta schiuma profumata e una buona musica in sottofondo.

Ma la cosa più piacevole era soprattutto l'idea di non dover spadellare perché il sabato sera... PIZZA!!!
Quel profumo caldo che ti avvolge e ti coccola, quel pezzetto di pane croccante con pomodoro e mozzarella che mangi con le mani così da non dover lavare neanche le posate.

Oggi sono una pensionata-nonna e, compatibilmente con gli impegni dei nipotini, riesco a ripartire i lavori di casa durante la settimana, ma il culto della pizza è rimasto consolidato. 
Ed è così che mi ha trovato il mio nipotino in uno di questi sabati: con le mani nella pasta! 

I bambini sono meravigliosamente curiosi e impazienti di provare nuove avventure: 
“Nonna posso fare io? “
 Perché no? Trovo che cucinare con i bimbi sia divertente per noi ed educativo per loro.  

E allora cominciamo! 

Sono buffi con il grembiulino a fiori annodato intorno al collo e con le maniche della maglietta arrotolate fino sopra i gomiti, ma si calano seriamente nella parte assumendo un'espressione compunta, accentuata da un cappellino bianco trovato nell'armadio, che ben si adatta alla testolina da chef quali sono diventati.
La pasta è di quella già pronta (non sono così brava da cimentarmi con farina, acqua, lievito e il seguente iter per far aumentare la “massa”, ma chissà forse un giorno ci proverò), le loro manine insieme alle mie si divertono con il mattarello e la stendono poi fino ai bordi della teglia , adesso è un gioco da equilibrista quello che devono fare: prendere la salsa di pomodoro con il cucchiaio e metterla piano piano sulla pasta senza uscire dai “margini”; ci vuole il suo tempo ma è il risultato che conta. 

Ho tagliato la mozzarella a fettine e con calma ne mettono una vicino all'altra fino a coprire tutto il pomodoro, poi prendono poco alla volta con la punta delle dita l'origano che ho messo su un piattino e lo buttano sulla mozzarella, in qualche angolo ne è finito un po' troppo, pazienza…; verso io l'olio, ovviamente, ma il più grande mi aiuta a sorreggere la bottiglia (quanto si sente importante!) e voilà il lavoro è finito. 

"La metto in forno ma tu controlla l'orologio” gli dico indicando i numeri sui quali dovranno trovarsi le lancette. Non sa ancora leggere le ore ma i numeri sì, li conosce. 
L'attesa non è molta, la comodità di questi preparati è proprio nei venti minuti di cottura. 
Qualche giro con le macchinine tenendo un occhio al quadrante dell'orologio e già la cucina odora di buono. 

Quando dalla bocca calda del forno esce la teglia, ci complimentiamo a vicenda: 
“Abbiamo cucinato proprio bene, tesori! “ 
“E sarà anche buona!” aggiunge il piccolo sorridendo. 

E' stato divertente e, a ben valutare, anche istruttivo per loro: gestire i movimenti, riempire con gli ingredienti lo spazio interessato, contare i numeri, avere la pazienza di attendere il prodotto pronto. Già mi chiedono quando sarà la prossima volta. 
Sicuramente ci sarà, e potremo anche arricchire le nostre pizze con condimenti diversi, ma sarà un sabato, un sabato sera perché non so per quale motivo, ma sia che si mangi in casa o in un locale con gli amici, è la cena del sabato che associo più spontaneamente alla pizza. 

E voi? . 

Articolo e foto di © Vilma Mapelli - 18 marzo 2021

marco
 

NONNI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Lo chiamano lockdown, tradotto in italiano isolamento, blocco.

Chissà perché si doveva usare un termine inglese per dirci che praticamente non possiamo uscire di casa, dobbiamo limitare i contatti; i nonni poi sono più a rischio contagio e quindi per loro il “lockdown” è rigoroso.
E così da un giorno all'altro niente più nipotini “per il nostro bene”.

Certo, i primi giorni ti sembra di avere un sacco di tempo liberi, ti alzi più tardi, metti finalmente in ordine l'armadio, guardi qualche bel film, recuperi un paio di libri che non avevi mai finito di leggere, riesci perfino ad accorciare quei pantaloni che aspettavano l'intervento da un anno. E poi fai la lista della spesa che adesso ti portano in casa, telefoni al volontario che va in farmacia, ti colleghi alla tv per la messa domenicale.

Sembra quasi che non manchi niente.
E il virus poi... è fuori!

I piccolini li senti al telefono, li vedi anche, anche loro ti arrivano in casa con queste moderne tecnologie (e vorresti che la comunicazione non finisse mai...) , ma, mano a mano che i giorni passano, ti accorgi sempre di più che ti manca la quotidianità dello stare con loro: le costruzioni e i pupazzi sparsi per la stanza, le gare a chi fa il disegno più bello, le fiabe lette e mimate, i giochi a nascondino, i balli e i canti in un gran casino (perché…: “nonni giochiamo alla band ?” ), le coccole alla piccolina, il solletico al più grande che ride e ride finché dice basta... quante cose riempivano la nostra giornata!
E intanto il lockdown continua, il termine per la fine si sposta sempre di qualche settimana e pensi: “chissà se non si sbiadirà il ricordo dei nonni”... “chissà quando potremo rivederli per pranzare insieme, giocare insieme, essere liberi come prima…”

E allora, ecco l'idea del “calendario del virus”.
Ogni giorno un indovinello in rima accompagnato dalla data e da un immancabile bacio (una bocca rossa disegnata), da inviare puntualmente a inizio giornata e poi, prima della nanna, il disegno della soluzione.
I nipotini ora se l'aspettano e così, spesso, arriva quella telefonata: “Nonna mi fai l'indovinello?”
E così hai la certezza che questo filo sottile ci tiene collegati giorno dopo giorno nell'attesa di rivederci e vale la pena passare tempo a cercare nuove rime e non importa se i disegni sono imperfetti!

Terrò molto caro questo calendario e quando tutto sarà passato, lo sfoglieremo insieme e commenteremo i disegni: ci sarà quello bruttino, quello poco colorato, quello sproporzionato, ma so già che ci sarà anche quello più bello e sarà sicuramente quello dell'ultimo giorno!

Articolo e foto di © Vilma Mapelli - 29 aprile 2020
editing della foto Chiara Resenterra

marco
 

MARTEDÌ GRASSO. CARNEVALE HANDMADE

Il carnevale è una gran festa per i bambini.
Stelle filanti soffiate in aria, coriandoli colorati da buttare in ogni dove, trombettine da suonare...
Le mamme, per giorni, sono alla ricerca del costume dell'eroe del cartone animato in auge: spider man, gatto boy, gufetta, frozen, o di uno originale come la deliziosa fragola rossa in cui era “inserita “ la mia nipotina l'anno scorso.

Il giorno della sfilata poi, tutti mascherati in corteo per le strade del paese dietro ai carri allestiti con pazienza, da adulti dalla fervida fantasia.

In questi giorni ho recuperato con i mio nipotino, dal ripiano più alto dell'armadio, la scatola che ho conservato con i costumi di carnevale, quella che lui chiama la “scatola dei travestimenti”.

Accanto a un cappello da cow boy e a una parrucca dai riccioli arruffati di un arancione acceso, abbiamo trovato il vestito da pagliaccio, verde e giallo con grossi pois rossi, che avevo cucito tanti anni fa per mia figlia.

Ho colto l'occasione per raccontargli delle maschere di allora: la fatina con il vestito rosa e “la bacchetta magica” e Arlecchino che, non avendo soldi per acquistare un costume, aveva ricevuto dai compagni i ritagli dei loro vestiti e così la sua mamma cucendoli insieme ne aveva realizzato uno multicolore.

Maschere gentili, generose, o valorose come Zorro, che con le sue storie aveva affascinato tanti bambini compreso suo papà.

“Nonna cos'è Zorro? “interviene il piccolo.

Ma come?
- Sorrido da sola - Povero eroe mascherato, difensore dei cittadini più deboli, oggi non sei neanche nell'elenco! E pensare che il tuo mantello, la spada e quella fascia nera da mettere sul viso si passavano da un fratello all'altro!

Mi ascolta mentre glielo descrivo ma è il cow boy che vince sulla sua attenzione : si mette il cappello, recupera la cintura dai jeans del nonno e se la annoda in vita alla bell'e meglio e a cavallo di un bastone di cartone parte al galoppo: è già in una grande prateria, in una nuova avventura.
E' quasi l'ora della merenda e allora, come le pioniere della fattoria, mi metto ai fornelli ma prima mi annodo il grembiule perché anch'io ho il mio costume. Quello di nonna

Articolo e foto di © Vilma Mapelli - 25 febbraio 2020
editing della foto Chiara Resenterra

marco
 

GIOCARE IN CASA D’INVERNO?
LE IDEE DI UNA NONNA

In questo periodo invernale, le giornate sono più lunghe da trascorrere in casa con i nipotini. che al giorno d'oggi sembrano avere incorporate le Duracell e non essere mai stanchi nonostante le ore trascorse all'asilo.

“Il suo papà era più tranquillo!” è il mio pensiero quotidiano.
Chissà perché si ricordano i figli come bambini calmi, ma ripensandoci bene, forse è solo perché da genitori si era fuori casa tutto il giorno e divisi poi tra pulizie, lavatrici da caricare, biancherie da stirare, spesa e cibi da cucinare e quando si tornava dal lavoro i piccoli avevano già giocato abbastanza e poi, dopo cena, l'ora della nanna era tassativa.

Oggi, nelle vesti di nonni, tutto passa in secondo ordine, il tempo e le attenzioni sono solo per loro, appena arrivano ci si mette a disposizione per diventare compagni di giochi, ma soprattutto si fa tornare a galla il bambino che è dentro di noi divertendoci senza pregiudizi.
Al rientro dall'asilo, per il mio nipotino la frase:
“Nonno, nonna a cosa giochiamo?”
sembra essere diventata la parola d'ordine che apre le danze dopo la merenda.
...hai voglia a far volare la fantasia…

Un giorno siamo sulla nave dei pirati in cerca del tesoro.
Un giorno siamo in un'aula con dei fantomatici compagni, tra cui Alessandro Manzoni, Nicolò Paganini e perché no Henri Matisse, che dopo il rigoroso appello, lo eleggono capoclasse.
Un giorno siamo al supermercato a fare la spesa.
Un giorno organizziamo la mostra dei disegni.

Un giorno abbiamo letto la favola della lepre e la tartaruga e novità ...l'abbiamo recitata!
Ovviamente lui impersona la tartaruga e io nonna la lepre: partiamo insieme quando lo starter-nonno dà il via, ma poi devo fermarmi e, considerata la sua andatura al rallentatore, (quanto sono ridicole le sue movenze, e a noi nonni tocca ridere sotto i baffi!) mi posso permettere uno spuntino, una bevuta rigorosamente di succo di carote, un pisolino con tanto di sogno declamato ad alta voce; di sottecchi devo controllare il percorso e quando sta per raggiungere il traguardo stabilito devo svegliarmi e, urlando una meraviglia spropositata, con un sobbalzo, cercare di raggiungerlo, ma il danno è fatto il nipotino-tartaruga ha vinto!
Un grande coro (nonno e nonna!) a gran voce acclama la tartaruga vincitrice che si profonde in inchini e segni di vittoria. ...quanto è raggiante!... tanto che si replica anche due o tre volte di seguito.
Ho tentato di invertire ogni tanto le parti, non fosse che anatomicamente la tartaruga è più vecchia della lepre, ma è fuori discussione: il ruolo della tartaruga è solo suo!
Onestamente mi piace anche impersonare la lepre, basta giocare, e questa delle favole recitate è una trovata divertente che riempie qualche oretta di un pomeriggio.
Abbiamo tanti libri di fiabe a disposizione in casa e non c'è che l'imbarazzo della scelta.

Ma mi viene un dubbio: se un giorno leggessi Hansel e Gretel come mi toccherebbe finire? Forse arrosto?

Articolo di ©Vilma Mapelli - 9 gennaio 2020
editing della foto Chiara Resenterra

Smania Stories By Vilma
 

STORIA DI NONNI ALLE PRESE CON GLI ADDOBBI DI NATALE

"Oddio è già dicembre... dobbiamo addobbare la casa, allestire il presepio, fare l'albero... il mio nipotino mi ha chiesto le “palline di natale” già due mesi fa!!!
Per lui è un gioco, come quando apriamo la “scatola dei ricordi” e rovesciamo tutto il contenuto sul tappeto: c'è un po’ di tutto, perfino un lecca lecca a forma di cuore che è lì da trentanni.
Si ma adesso servono gli scatoloni che abbiamo riposto l'anno scorso, e qui comincia il bello: dove? In cantina? Nel garage sotto casa, in quello nell'altra via?

“Nonno dove sono le palline da appendere?”
“Tesoro prima dobbiamo trovare l'albero...”
“Nonno le luci? E le statuine del presepio? E la capanna?”
“Ehi calma, una cosa alla volta.”

E via il nonno su e giù per le scale a portare scatole, per fortuna su qualcuna c'è l'elenco del contenuto.

“Questa è l'ultima, non ne ho trovate altre...” ansima un pochino.
Mano a mano che arrivano, vengono aperte e svuotate da quelle manine che vi rovistano freneticamente. Che confusione!! Il pavimento è tutto tappezzato!!
Dai si cominciaaaaaaa!!!!!
Apri l'albero, appendi le palline, rosse, dorate, a specchio, a una si stacca l'anellino (forse è in servizio da troppi anni...) poi, in formato mini, una fascina di legna con il fiocchetto rosso, un babbo natale, una trombetta, tre meline bianche laccate, una lunga fila di perle rosse, nastri di pizzo dorati, il puntale sul punto più alto e…
oh noooo... fermi tutti...le luci ...le luci andavano messe per prime!!!

Piano piano si cerca di posizionarle senza disfare quello che ormai sembrava un capolavoro finito, ma le manine non hanno tempo di aspettare e sono già passate a scartare le statuine.
Sbuca il taglialegna con l'ascia alzata, la donnina con la scopa (magari oggi avrebbe un'aspirapolvere), il pescatore con il cesto pieno di pesci, la nonnina che fila, (in che epoca!) il pastore con il gregge, il pizzaiolo, una fila di oche e poi cavalli, maialini, galline, cagnolini, c'è anche un bisonte e un leone che probabilmente si sono persi! Il villaggio prende forma ora che anche le case vi trovano posto, ci sta anche il ponte con quel pezzetto di carta stagnola a fare il fiume e una piccola oasi con tre palme.
Ma è la capanna il pezzo forte (occupava una scatola intera): sul tetto ci sono le tegole in rilievo e nel mezzo spunta un comignolo al quale appendiamo un angelo, all'interno il bue, l'asino, Maria e Giuseppe ci stanno comodamente, tutti attorno a una piccola culla dove mio nipotino mette Gesù Bambino già da oggi, invano cerco di convincerlo che Lui nasce la notte di Natale, non c'è verso: Gesù Bambino fa parte del gruppo da subito.
Siamo a buon punto, domani sistemerò il vassoio con le candele, i babbi natale di varie grandezze, gli angeli e le campanelle, i festoni d'oro alle pareti e anche per quest'anno è tutto a posto... o no? ... per oggi è tutto a posto!
Già, per il piccolo di casa il presepio è un campo di gioco, domani le pecore incontreranno i cavalli, il pizzaiolo sfamerà la nonnina che fila, il taglialegna andrà al fiume, la donnina con la scopa pulirà la capanna, Maria e Giuseppe passeggeranno sotto le palme e Gesù Bambino ...chissà lo metterà?
Ogni giorno esce dalla sua culla e sta in un posto diverso!

Ma forse ha ragione il mio piccolo...con quelle braccine protese e il viso sorridente Lui sembra proprio dire:
“DA CHI MI PORTI OGGI?

Articolo di ©Vilma Mapelli - 6 dicembre 2019
Editing della foto di Chiara Resenterra

Linda's Stories

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