SmaniaLibrary by Francesca

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2021

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Rubrica di letteratura e recensioni
a cura di Francesca Numerati

 

𝐋𝐄 𝐑𝐀𝐆𝐀𝐙𝐙𝐄 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐖 𝐘𝐎𝐑𝐊
𝐒𝐮𝐬𝐢𝐞 𝐎𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐒𝐜𝐡𝐧𝐚𝐥𝐥


Grazioso romanzo che mi ha permesso di scoprire uno spaccato storico e sociale di cui ignoravo l'esistenza. 

1949. New York.
Charlotte ha 21 anni, è fidanzata da anni con Sam, aiuta i genitori ad amministrare il negozio di vernici del padre, ma il suo sogno è trovare un lavoro come dattilografa in una agenzia pubblicitaria e diventare economicamente indipendente. 
Quasi per gioco partecipa alla selezione per Miss Subway, un concorso di bellezza la cui vincitrice vedrà il proprio volto raffigurato per un mese intero negli spazi pubblicitari delle metropolitane di Manhattan. 
Tra le finaliste per Miss Subway c'è la bella Rose, con la quale Charlotte inizialmente lega. Ma col tempo Rose non si dimostra leale nei confronti dell'amica e le fa un torto notevole. 
A peggiorare le cose Charlotte realizza che il mondo non è ancora pronto per le donne indipendenti. Sia il fidanzato che i genitori, così come i datori di lavoro a cui invia i curriculum vitae le dicono che deve scegliere: o la carriera o la famiglia, perché entrambe le cose non sono contemplate per una ragazza degli anni Cinquanta. 

2018. New York. 
Olivia è una giovane donna in carriera. Lavora per una agenzia pubblicitaria, è segretamente innamorata del suo capo Matt, ma per poter avere successo sul lavoro e dedicarsi completamente ad esso deve rinunciare alla sfera sentimentale. 
Un giorno un'importante ditta di trasporti, la più rinomata della Grande Mela, indice un bando per una pubblicità innovativa. 
L'agenzia per cui Olivia lavora desidera partecipare. Ma come superare la concorrenza? Olivia si imbatte per caso nei vecchi manifesti di Miss Subway degli anni Cinquanta e Sessanta e ha l'idea di un ritorno al vitage. Le piacerebbe anche contattare alcune delle vecchie Miss per mostrare come si sono evolute le loro vite. 

Il romanzo è un continuo passare dal passato al presente finché le vite di Charlotte e Olivia non si intersecheranno definitivamente, svelando anche segreti del passato. 

Ho trovato questo libro molto carino e piacevole. 
Muovo solo una critica alla traduzione italiana del titolo, “Le ragazze di New York” che, sapendo di cosa parla il romanzo, trovo troppo generico. Infatti il titolo originale è “The Subway Girls”, molto più pertinente. Però mi rendo conto che se fosse stato tradotto “Le ragazze Subway”, il lettore italiano non avrebbe compreso il senso, non conoscendo l’evento socio-culturale di riferimento. In ogni caso mi è venuta voglia di scoprire qualcosa di più sulle Miss Subway. All'inizio e alla fine, inoltre, ci sono alcuni dei manifesti originali del concorso: è bellissimo vedere queste giovani donne cariche di speranze e sogni. 
Inoltre ho scoperto dell’esistenza del New York Transit Museum a Brooklyn, museo che espone i manifesti originali e i vagoni vintage del passato. Insomma, un motivo in più per tornare a New York! 
Questo romanzo è l’ideale da portare in spiaggia, anche considerando che ormai siamo a fine luglio ed è veramente ora di vacanze. Pertanto vi saluto e vi auguro buon relax in compagnia di ottime letture. Ci ritroveremo a settembre!  
    

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 26 luglio 2021

linda
 

𝐈𝐋 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐎 𝐃𝐄𝐈 𝐍𝐎𝐌𝐈 𝐏𝐄𝐑𝐃𝐔𝐓𝐈
𝐊𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐧 𝐇𝐚𝐫𝐦𝐞𝐥


Kristin Harmel, autrice contemporanea di cui ho già letto un paio di romanzi (non tutti i suoi lavori, però, sono stati tradotti in italiano) e che apprezzo. Per lo più si concentra su vicende storiche legate alla Seconda Guerra Mondiale, mostrando aspetti o storie sotto una luce diversa, con un tocco di speranza. 

2005. Florida. 
Eva Abrams, anziana vedova e con un figlio ormai adulto molto apprensivo, sfoglia un quotidiano e vi trova un articolo molto interessante. A colpirla è soprattutto la fotografia di un libro di Epistole che quasi sessant'anni prima ha tenuto a lungo in mano. Il libro si trova a Berlino e durante la guerra era stato preso dai Nazisti. Ora una associazione si incarica di restituire i volumi così trafugati ai legittimi proprietari, là dove possibile. 
Inoltre ciò che rende il libro particolare è che contiene dei segni. Si tratta sicuramente di un codice, ma nessuno è in grado di decifrarlo. 
Eva decide quindi di prendere il primo sperando che all'interno del volume ci sia un messaggio che aspetta di leggere dalla fine della guerra. 

1942. Parigi.
Eva Traube è una giovane ebrea che vive con I genitori. Un giorno giunge voce di un rastrellamento da parte dei Nazisti, ma la famiglia di Eva non crede alle voci poiché si considerano francesi a tutti gli effetti è sono convinti che a loro non capiterà nulla. 
Il padre di Eva, però, viene catturato. La giovane e la madre riescono momentaneamente a nascondersi. Nel frattempo Eva si procura, grazie all'aiuto del bibliotecario, tutto il necessario per falsificare i documenti di viaggio così da fuggire nella Zona Libera a pochi chilometri da Vichy. 
La madre di Eva non vorrebbe partire senza il marito, ma non ha scelta. 
Una volta giunte ad Aurignon, paesello da cui poi dovrebbero raggiungere la Svizzera per mettersi in salvo, vengono accolte da Père Clément che, viste le abilità artistiche di Eva, ha altri progetti per lei.
Infatti il parroco è all'interno di una cellula che aiuta i bambini ebrei a fuggire in Svizzera, bambini ormai orfani che rischierebbero la deportazione e la morte. Père Clément domanda ad Eva di restare ad Aurignon e lavorare come falsaria di documenti, garantendo a quei bambini un futuro. 
Nonostante la riluttanza iniziale, la giovane accetta e fa la conoscenza di Rémy, giovane cristiano che la aiuterà a falsificare i documenti. 
Eva però vorrebbe tenere traccia di questi bambini, sia dei nomi falsi che di quelli veri pensando che, al termine della guerra, si potrebbe restituire loro la vera identità. Così insieme a Rémy e a Père Clément inventano un codice di segni e cifre che riportano all'interno di un volume di Epistole. Solo chi è a conoscenza della chiave di lettura sarà in grado di decifrare i nomi. In questa maniera riesco a salvare e a portare in Svizzera centinaia di bambini. 
Ma col passare del tempo all'interno della cellula è evidente che ci sia un traditore perché i Nazisti hanno iniziato a catturare e torturare alcuni membri dell'organizzazione con lo scopo di trovare i due falsari e fucilarli. 
Eva e Rémy devono scappare in Svizzera, ma non insieme, cosa che li rattrista perché ormai si sono innamorati. Prima di separarsi si promettono di ritrovarsi alla fine della guerra e, se capiterà, di trovare il libro di Epistole per cercare i messaggi criptati che si sarebbero scritti. 

Mi fermo qui perché i finali non si rivelano mai. 
Ma ciò che più mi ha colpito è scoprire che si tratta di una storia vera, almeno in parte. I personaggi sono romanzati, ovviamente, ma davvero c'è stata una cellula della Resistenza il cui scopo era quello di far passare bambini ebrei in Svizzera. 
Sono sempre affascinata da queste storie di speranza in un momento cupo e buio della Storia. E sono incantata nel vedere come ci siano state delle persone che, per salvare dei perfetti sconosciuti e in nome di un ideale, abbiano messo a repentaglio la propria vita. 
Il romanzo è veramente bello e ha in sé di tutto – storia, politica, amore, tradimento, speranza, fede – ma il finale in particolar modo è molto commovente. 
    

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 19 luglio 2021

linda
 

𝐍𝐄𝐋 𝐆𝐈𝐀𝐑𝐃𝐈𝐍𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋’𝐎𝐑𝐂𝐎
𝐋𝐞𝐢̈𝐥𝐚 𝐒𝐥𝐢𝐦𝐚𝐧𝐢


È difficile riordinare le idee e le impressioni dopo aver letto questo romanzo. Così come è difficile farne un riassunto.
A tratti l'ho trovato "disturbante" a causa della protagonista.
Che donna è Adèle? Difficile dirlo. Penso non esistano aggettivi che riescano a descriverla. Lei, sposata e con un bambino, va a letto con qualunque uomo incontri ed è alla ricerca continua del perverso. 
C'è chi direbbe che si tratta di una ninfomane. Ma io non credo sia questo. Infatti Adèle cerca il sesso estremo e più sfrenato per poi rendersi conto che nemmeno le piace. Ma poco dopo ci ricasca e non riesce a uscire da questo giro che si è creata.
All'inizio del libro continuavo a chiedermi "Ma dove vuole andare a parare?". Francamente non ho trovato ancora una risposta. Forse bisogna rifletterci ancora a lungo. Se mai lo leggerete, mi farebbe piacere essere contattata per avere le vostre impressioni a riguardo, perché dopo una lettura simile il confronto, lo scambio di opinioni è quasi d’obbligo. Ma se decideste di leggerlo – vi assicuro che un pomeriggio sarà più che sufficiente – vi chiedo di essere mentalmente aperti e non farvi influenzare da eventuali pregiudizi o preconcetti. Non credo possa definirsi un romanzo per tutti, né per “tutti gli stomaci”. 
C'è chi ha paragonato Adèle a una Madame Bovary a luci rosse. Direi che il paragone mi sembra da un lato calzante e dall'altro esagerato. 

Mi stupisce che un libro con un tema così forte e ardito sia stato scritto da una giovane autrice marocchina, classe 1981 e nata a Rabat. La sua audacia sicuramente va premiata.
Ritengo che nelle ultime righe ci sia il messaggio della speranza e del perdono. Ma la mia domanda è: si può davvero perdonare tutto o ci sono cose che l'essere umano non è in grado di perdonare? .
    

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 12 luglio 2021

linda
 

𝐔𝐍 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐎 𝐃𝐈 𝐆𝐋𝐎𝐑𝐈𝐀 𝐏𝐄𝐑 𝐌𝐈𝐒𝐒 𝐏𝐄𝐓𝐓𝐈𝐆𝐑𝐄𝐖
𝐖𝐢𝐧𝐢𝐟𝐫𝐞𝐝 𝐖𝐚𝐭𝐬𝐨𝐧

Romanzo del 1938. È il caso di dirlo: 80 anni e non sentirli!
Questo romanzo fresco e delicato è un incoraggiamento a non arrendersi mai. 
Nella Londra degli anni trenta Miss Guinevere Pettigrew si ritrova davanti a un bel palazzo signorile in attesa che qualcuno le apri la porta. Quella mattina si era presentata all’ufficio di collocamento e l’impiegata le ha dato il nome di Miss LaFosse. 
La bella Delysia LaFosse chiede immediatamente l’aiuto di Miss Pettigrew per allontanare l’uomo con cui ha trascorso la notte in attesa che arrivi il legittimo proprietario di casa con il quale abita. Senza sapere come, la protagonista si improvvisa consigliera intuitiva e dispensatrice di soluzioni non solo per Delysia, ma anche per il mondo dorato a cui ella appartiene. 
Guinevere scopre di avere delle doti, di non essere inutile come ha sempre creduto e di avere ancora molto da offrire e da scoprire. Perché in fin dei conti la vita è così: piena di sorprese! 

L’intera vicenda si svolge nell’arco temporale di una sola giornata con un bel ritmo coinvolgente e dinamico, dialoghi brillanti e divertenti che conquistato il lettore.
Nel 2008 è uscito il film tratto dal libro (disponibile su Prime, per chi l’avesse) in cui Miss Pettigrew è interpretata da Frances McDormand (una delle mie attrici preferite, fresca di oscar per “Nomadland”) e Miss LaFosse ha il volto della dolce Amy Adams, altra grande artista. 
    

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 28 giugno 2021

linda
 

𝐋𝐎𝐋𝐈𝐓𝐀
𝐕𝐥𝐚𝐝𝐢𝐦𝐢𝐫 𝐍𝐚𝐛𝐨𝐤𝐨𝐯

 
Il classico che vi propongo nel mese di giugno è “Lolita” di Vladimir Nabokov. 
Una parola sola: CAPOLAVORO! 
Non l’avevo mai letto e avrei mai immaginato che mi sarebbe piaciuto così tanto. 
Inutile soffermarsi sulla storia, che a grandi linee tutti, o quasi, conoscono anche solo per sentito dire. In questa recensione vorrei dedicarmi più che altro alle mie impressioni personali. Infatti, ad esempio, non mi è chiaro un aspetto: ossia fino a che punto Lolita fosse plagiata da Humbert o, al contrario, quanta provocazione e civetteria ci mettesse di suo. 
Il problema è che tutto viene narrato in prima persona (che di tanto in tanto si trasforma in terza) da Humbert, quindi noi abbiamo solo il suo punto di vista e la sua versione dei fatti. 
Incredibile come Nabokov riesca a farci simpatizzare con un pervertito, pedofilo, malato e anche assassino. Una persona che nella vita reale condanneremmo senza tante remore. Eppure nel romanzo non ci sta poi così antipatico e quando descrive le scene di sesso (senza mai cadere nel kitsch o nello scabroso) non ci dà poi così tanto fastidio (e questo è merito delle capacità artistiche di Nabokov). 
Un'altra cosa mi ha colpito: Lolita in fin dei conti è una vittima a tutti gli effetti. Eppure nel linguaggio comune si usa l'espressione "Quella ragazza è una Lolita": non c'è bisogno di traduzione, tutti sanno cosa significa e che il senso dato a questa frase è negativo. Di certo non è un complimento. 
Humbert invece è il mostro, il traviatore e chi più ne ha più ne metta. Ma non esiste l'espressione "Quell'uomo è un Humbert" per indicare i pedofili. Perché? 
Forse perché era il 1955 e le donne, benché vittime, dovevano essere condannate? 
Dinanzi a una bimba di 12 anni e un pedofilo chi è la vittima e chi il colpevole? Oggi non avremmo dubbi a rispondere. Ma forse nel '55 non era così. 
Un po' come dire "Lady Macbeth" o "Lucrezia Borgia". Insomma... sono sempre le donne ad essere negative. Non mi vengono in mente, così su due piedi, esempi maschili altrettanto caratterizzanti, a parte l'orco o il lupo cattivo che però sono molto generici. 
Fatto sta che questo romanzo per me è stata una rivelazione e penso che guarderò anche i film, di Kubrick e di Lyne. Voglio vedere come hanno reso alcune scene che mi hanno colpito, come quella in cui Humbert dice "Se mai si trarrà un film dal mio romanzo vorrei che questa scena venisse girata in questo modo" e la descrive con un’immagine di dissolvenza. 
Nabokov: che uomo!!!    

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 21 giugno 2021

linda
 

𝐈 𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐁𝐁𝐈𝐀
𝐊𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐧 𝐇𝐚𝐧𝐧𝐚𝐡

Di Kristin Hannah ho già recensito “Il grande inverno” per SmaniaLibrary, ambientato però in Alaska. E in precedenza avevo letto “L’usignolo”, che però mostra la Francia occupata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. L’autrice, in base ai tre romanzi che di lei conosco, ama mostrare storie al femminile in cui le protagoniste sono, per l’appunto, donne forti e coraggiose, spesso abbandonate a se stesse che, tuttavia, dimostrano una enorme forza d’animo e un coraggio tali da affrontare situazioni disperate.
 “I venti di sabbia” è un interessante romanzo "storico" che tratta di uno spaccato di vita americano che noi europei probabilmente non abbiamo mai preso in considerazione e che, per queste ragioni, ho apprezzato molto.

Tra anni 20 e anni 30. 
Texas. 
Elsa Wolcott è la figlia maggiore di una famiglia benestante. È insicura, timida e convinta di essere brutta e insignificante, perché è questo che dicono di lei. Lo dicono anche suo padre e sua madre. Così, appena conosce Raffaele Martinelli, giovane italiano immigrato che la corteggia, non le sembra vero e cede alle lusinghe.
Poco tempo dopo Elsa realizza di essere incinta di Raffaele e viene allontanata dalla propria famiglia che non vuole farsi carico di una vergogna simile. 
I signori Martinelli, i contadini Rose e Tony, la accolgono malvolentieri. Per il figlio nutrivano grandi progetti, ma questa gravidanza manda tutto in frantumi. Tuttavia il senso di dovere e le responsabilità hanno la meglio. 

Il tempo passa. La famiglia Martinelli si allarga con l'arrivo dei figli di Elsa e Raffaele: Loreda, adolescente ribelle, e Anthony, bambino dinamico e attivo. 
I suoceri hanno imparato ad apprezzare Elsa, brava lavoratrice e ottima madre. Ma Raffaele non ne può più di quella vita misera. A peggiorare le cose si aggiunge una siccità senza precedenti che, sempre più spesso, porta tempeste di sabbia pericolose. Ormai la terra è arida e non cresce più niente. I contadini non hanno cibo e gli animali muoiono. 
Una notte Raffaele scappa abbandonando tutti, senza avvisare nessuno. 
Al risveglio, Loreda incolpa la madre della fuga del padre, che adorava. Rose e Tony sono increduli che il figlio sia fuggito e Elsa, sinceramente innamorata, ha il cuore a pezzi. 
Dopo mesi di siccità ininterrotta e dopo l'ennesima tempesta di sabbia, Elsa decide di andare in California dove, a quanto pare, la terra è verde e c'è lavoro per tutti. Insieme ai figli abbandona la fattoria e i suoceri e intraprende un lungo ed estenuante viaggio verso l'Ovest. 
Giunti in California, tuttavia, scoprono ben presto che non è tutto oro ciò che luccica. Pur essendo americani, vengono considerati immigrati perché provenienti da un altro Stato, vengono visti come "ladri di lavoro", barboni, vagabondi, gente senza diritti. 
Si ritrovano a vivere in una tendopoli al servizio di un terribile proprietario terrario per raccogliere il cotone. Elsa non ha soldi e si indebita sempre più. Nel frattempo Loreda nutre un crescente rancore nei confronti della madre per trovarsi in quella situazione e si unisce a un gruppo di sovversivi. 

L'epilogo è molto bello e anche commovente, degna chiusura di una storia intensa e struggente che mi ha fatto scoprire una realtà storica che fino ad ora ignoravo e sulla quale vorrei cercare degli approfondimenti.    

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 14 giugno 2021

linda
 

𝐋𝐀 𝐕𝐈𝐓𝐀 𝐃𝐀𝐕𝐀𝐍𝐓𝐈 𝐀 𝐒𝐄́
𝐑𝐨𝐦𝐚𝐢𝐧 𝐆𝐚𝐫𝐲


Delicato romanzo ambientato nella periferia parigina presumibilmente alla fine degli anni Cinquanta o negli anni Sessanta. Dico "presumibilmente" perché non è specificato, ma ci sono riferimenti culturali che me lo fanno intuire, come la guerra del Vietnam. 
Protagonista è Momò, un bimbetto di dieci anni che vive con la monumentale Madame Rosa, ex prostituta ebrea che è sopravvissuta ad Auschwitz. 
Madame Rosa accoglie in casa i bambini delle prostitute che non possono tenerli con sé, ma Momò è il suo preferito.Poco lontano da loro abita Madame Lola, transessuale senegalese dal cuore d'oro e sempre pronta ad aiutare Momò.
Un giorno Madame Rosa, non più giovane, si ammala e i medici le diagnosticano la demenza senile. A detta loro, bisogna solo aspettare che diventi gradualmente un vegetale. 
Momò non vuole perdere la signora che lo ha accudito tutti quegli anni, l'unica persona al mondo che si sia presa cura di lui e che gli abbia voluto veramente bene.

A rendere il romanzo ancora più interessante è ciò che si cela dietro di esso. Infatti "La vita davanti a sé" fu pubblicato a nome di Emile Ajar, autore pluripremiato, promettente romanziere negli anni Settanta e vincitore di un Goncourt. 
Ma quando il 3 dicembre del 1980 Romain Gary si tolse la vita sparandosi, lasciò un biglietto dichiarando di essere lui Emile Ajar. 
Con "La vita davanti a sé" Gary inventa un gergo da banlieue da emigrazione, racconta una Francia multietnica attraverso gli occhi di un bambino che, come tale, dovrebbe avere tutta la vita davanti a sé ma che in realtà scopre le dure leggi del mondo troppo presto perdendo la magia dell'infanzia. 

Ho anche scoperto che di recente il romanzo è stato portato al cinema da Edoardo Ponti con la pellicola “La vita davanti a sé”, per l’appunto, del 2020, in cui Madame Rosa è interpretata niente meno che da Sophia Loren. La colonna sonora è curata, invece, da Laura Pausini che grazie al brano “Io sì” (che, per inciso, è davvero bello e vi consiglio caldamente di cercarlo su YouTube) ha vinto un Golden Globe il 28 febbraio 2021. La brava Laura ha anche avuto una più che meritata candidatura agli Oscar 2021 per la “migliore canzone”. Non ha vinto agli Academy, ma direi che può ritenersi più che soddisfatta.    

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 7 giugno 2021

linda
 

𝐋𝐀 𝐂𝐋𝐀𝐒𝐒𝐄
𝐂𝐡𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐃𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞𝐫


Interessantissimo romanzo distopico che la mia fedele bibliotecaria e amica mi ha consigliato con entusiasmo. Se vi piace il genere, è il libro che fa per voi.

Cosa accadrebbe se ci fosse un sistema scolastico studiato per premiare solo chi ha capacità e buoni risultati? Come sarebbero le classi se i bravi non venissero rallentati da coloro che hanno difficoltà?
L'autrice, Christina Dalcher, ambienta la storia negli Stati Uniti in un'epoca contemporanea alla nostra. Immagina un mondo in cui gli alunni sono divisi in base all'intelligenza e alla bravura calcolabili tramite il Q, un valore che si può verificare già durante la gestazione così che le madri, se scoprono che il Q del loro futuro bambino non è abbastanza soddisfacente, possano "sbarazzarsene" in tempo.
Protagonista del romanzo è Elena Fairchild, insegnante e donna dalle mille capacità, moglie di Malcolm Fairchild, sottosegretario dell'istruzione.
Il nuovo sistema scolastico è farina del loro sacco, immaginato quasi per gioci quando erano adolescenti: due secchioni presi di mira dai bulli e con uno smisurato desiderio di rivalsa personale. Crescendo, però, hanno concretizzato il progetto, anche grazie alla loro bravura ed estrema intelligenza.
Ora da adulti le cose sono cambiate. Almeno per Elena. Infatti, mentre Malcolm vive bene e con serenità questa nuova situazione, per Elena le cose non sono più così rosee. Soprattutto da quando una delle sue figlie, Freddie, la più piccola, inizia a non reggere i ritmi scolastici.
Entrambe le figlie di Elena hanno un Q elevatissimo, ma mentre per Anne, la maggiore, non ci sono problemi, Freddie fallisce le verifiche e si fa prendere da attacchi di panico.
Dopo ulteriori analisi la bambina viene allontanata dalla famiglia e trasferita in una scuola di "basso profilo", dove vanno coloro che vengono considerati "superflui", non abbastanza bravi o intelligenti.
Malcolm non fa una piega e, anzi, è quasi felice di allontanare la figlia "degenere" che non è più all'altezza. Elena invece escogita un piano per seguire Freddie. Una volta giunta nel temutissimo Collegio 46, Elena scoprirà un piano ben più diabolico il cui ultimo fine è l'eliminazione dei "non perfetti", di quelli considerati la "feccia" della società.

Il romanzo è veramente avvincente e interessante, oserei dire anche molto attuale in un periodo in cui, invece, si parla di inclusione e integrazione, due aspetti fondamentali che comunque contribuiscono tutti a diventare persone e cittadini migliori e più responsabili. 
  

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 31 maggio 2021

linda
 

𝐅𝐈𝐍𝐂𝐇𝐄́ 𝐈𝐋 𝐂𝐀𝐅𝐅𝐄̀ 𝐄̀ 𝐂𝐀𝐋𝐃𝐎
𝐓𝐨𝐬𝐡𝐢𝐤𝐚𝐳𝐮 𝐊𝐚𝐰𝐚𝐠𝐮𝐜𝐡𝐢


“Finché il caffè è caldo” è un altro caso editoriale del 2021 che, però, non mi ha entusiasmato come speravo. In sé è molto grazioso, non si discute. Ma non è così speciale da meritarsi la fama che ha raggiunto, tanto da scalare le classifiche italiane in pochissimo tempo.

In Giappone c'è una caffetteria speciale. Si narra che bevendo il caffè si possa viaggiare nel tempo. Ma ci sono numerose regole da rispettare: 
- bisogna sedersi su una determinata sedia; 
- quando si è nel passato non ci si può alzare dalla sedia; 
- qualunque cosa si dica o si faccia, il presente non cambia; 
- per poter tornare nel presente bisogna bere il caffè finché è caldo. 
Tutte queste regole potrebbero essere dei deterrenti per molti avventori. Soprattutto il fatto che il presente resti sempre lo stesso. Che senso ha viaggiare nel tempo sé poi tutto resta uguale? 
Ma non la pensano così le protagoniste dei quattro racconti del romanzo. 
Fumiko è stata lasciata dal fidanzato che è partito per l'America, preferendo la vita professionale a lei. 
Kotake ha un marito affetto da Alzheimer che non si ricorda più di lei ma che, prima di ammalarsi, le ha scritto una lettera senza avere il coraggio di dargliela. 
Hirai ha sempre avuto un rapporto burrascoso con la sorella e non ha saputo rappacificarsi prima che lei morisse. 
Infine Kei aspetta un bimbo ma è malata di cuore e potrebbe morire dopo averlo fatto nascere, senza poterlo conoscere e vederlo crescere. 

È vero che il presente non cambia, ma viaggiando nel tempo si possono recuperare i bei momenti vissuti insieme, si possono chiarire le situazioni irrisolte e, forse, modificare il futuro rendendolo migliore.
L’idea del romanzo in sé è carina, ma temo che l’autore abbia commesso un piccolo errore: infatti in ogni racconto il gestore del caffè spiega coloro che vogliono tornare nel passato le regole da seguire. Personalmente l’ho trovato inutile. Ha senso nel primo racconto, ma non nei seguenti. Il lettore ormai ha capito quali sono le regole e non occorre ripeterle continuamente. Anche considerando che il romanzo è breve, meno di trecento pagine. Può andare bene come “intermezzo” tra altro genere di letture.
  

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 24 maggio 2021

linda
 

𝐈𝐋 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐄 𝐃𝐈 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐄𝐂𝐑𝐈𝐒𝐓𝐎
𝐀𝐥𝐞𝐱𝐚𝐧𝐝𝐫𝐞 𝐃𝐮𝐦𝐚𝐬


A grande richiesta dei lettori di SmaniaLibrary di tanto in tanto proporrò delle recensioni di (più o meno) grandi classici della letteratura internazionale.
Iniziamo questo percorso di (ri)scoperta con uno dei miei romanzi preferiti: “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas. 
Come si suol dire, la fama lo precede. Si tratta di uno di quei titoli che tutti, o quasi, conoscono anche solo per le numerose rappresentazioni cinematografiche (se ne contano ben ventitré). Ma non tutti sanno che il romanzo fu scritto da Alexandre Dumas padre in collaborazione con Auguste Maquet e pubblicato in feuilleton (ossia a puntate) a partire dal 1844. 

Le vicende sono parzialmente ispirate a fatti realmente accaduti, basandosi sulla biografia di Pierre Picaud. E il romanzo può considerarsi in parte anche romanzo storico, molto in voga nel XIX secolo, poiché riporta più volte aspetti socioculturali e storici reali. Tutto ha inizio, infatti, il 24 febbraio 1815, giorno in cui Napoleone Bonaparte abbandonò l’isola d’Elba. 
Il protagonista è il diciannovenne Edmond Dantès, primo ufficiale di bordo della nave commerciale Le Pharaon. Sbarcato a Marsiglia, raggiunge la fidanzata Mercédès. Durante la festa di fidanzamento viene arrestato in seguito al tradimento di alcuni amici invidiosi di lui per svariate ragioni. Accusato di essere cospiratore "bonapartista", viene rinchiuso in una cella del Castello d'If, al largo di Marsiglia, senza un giusto processo. 
Dopo quattordici anni di prigionia, per un caso fortuito incontra l’abate Farìa, un altro prigioniero. 
Grazie a quest’ultimo imparerà a combattere, comportarsi come un gentiluomo, leggere e far di conto. Tra i due si instaura un rapporto di fiducia, di stima reciproca e di affetto come tra padre e figlio. Inoltre proprio grazie a Farìa, Edmond viene a scoprire dell’esistenza del tesoro nascosto sull’isola di Montecristo. 
Il giovane, ormai adulto, riesce ad evadere in maniera avvincente e rocambolesca. Impossessatosi del fantomatico tesoro, Edmond si trasforma nel Conte di Montecristo e medita la vendetta nei confronti di tutti coloro che lo tradirono anni prima. Si intromette nelle loro vite, si finge amico e li distrugge dall'interno, come in una sorta di contrappasso dantesco. Contemporaneamente garantisce la felicità e la libertà a quei pochi che gli son restati fedeli. 

La storia è ambientata tra l'Italia, la Francia e alcune isole del Mar Mediterraneo, durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dall'esordio del regno di Luigi XVIII di Borbone al regno di Luigi Filippo d'Orléans). 
“Il conte di Montecristo” è un romanzo dalla forte valenza emotiva, si pone anche come affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, e negli ultimi 170 anni non ha smesso di appassionare e avvincere.
Dumas è riuscito a dare forma a una miriade di personaggi: se ne contano quasi quaranta. In particolar modo il protagonista Edmond Dantès così come l’abate Farìa, benché compaia per pochi capitoli, sono entrati a gamba tesa nell’immaginazione e nel cuore dei lettori, divenendo dei veri e propri archetipi della letteratura mondiale. 

Concludo dicendo che è uno di quei romanzi da leggere con calma per gustarselo in ogni sua parte. La lunghezza è notevole, si sa. Poco più di mille pagine. Probabilmente i tre o quattro capitoli ambientati a Roma (più o meno a metà romanzo) vi sembreranno i più noiosi e pesanti, ma vi garantisco che una volta superati la narrazione riprenderà il ritmo incalzante e avvincente che la caratterizza. 

A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura e spero di aver soddisfatto la vostra curiosità. Vi invito anche a scrivermi per dirmi quale grande classico vorreste trovare recensito. 
Farò il possibile per soddisfare la vostra richiesta.
  

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 17 maggio 2021

linda
 

𝐈𝐋 𝐐𝐔𝐀𝐃𝐄𝐑𝐍𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋’𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐃𝐔𝐓𝐎
𝐕𝐚𝐥𝐞́𝐫𝐢𝐞 𝐏𝐞𝐫𝐫𝐢𝐧


Valérie Perrin ha raggiunto la fama grazie a "Cambiare l'acqua ai fiori" che nel 2020 ha raggiunto le vette di tutte le classifiche. 
"Il quaderno dell'amore perduto" è un suo romanzo precedente che, però, ha avuto successo solo ora. Pur essendo una gradevole lettura e toccando la profondità dei sentimenti, questo romanzo non è comunque all’altezza di "Cambiare l'acqua ai fiori", a mio parere. 

Justine Neige è una ventenne circondata dagli anziani. 
Infatti vive con i nonni e il cugino Jules, quasi suo coetaneo. I loro genitori (i padri erano gemelli) sono morti tutti e quattro in un misterioso incidente d'auto molto tempo prima, quando Justine e Jules erano bambini. Da allora vivono insieme ai nonni che quasi non si rivolgono la parola. Inoltre è severamente vietato fare una qualsiasi allusione all’incidente. 
Inoltre Justine lavora nella casa di cura Le Ortensie dove si occupa amorevolmente degli "ospiti" a cui si lega di affetto sincero. Ognuno di essi ha le sue particolarità che la giovane conosce alla perfezione. E ognuno ama raccontarle il proprio passato, che lei ascolta sempre con piacere. 
Tra di essi c'è Hélène Hel, una novantaseienne che le racconta del suo passato. Così Justine viene a scoprire dell'amore tra Hélène e Lucien: come si sono conosciuti e innamorati, come si sono dovuti separare a causa della guerra e come si sono ritrovati anni dopo quando lui, però, non si ricorda di lei e ha una figlia con un’altra donna. Ma il vero amore può superare anche il tempo e riemergere dalle profondità?
In tutto questo Justine non riesce a legare con i suoi coetanei, fatta eccezione per qualche scappatella nel fine settimana. E inizia a sospettare che i suoi genitori, insieme agli zii, non siano morti per un semplice incidente. 

Il romanzo nell'insieme è carino e scorrevole. In alcuni punti forse un po' troppo stucchevole. Tuttavia è una piacevole lettura, con continui passaggi tra passato e presente, tecnica che gradisco sempre molto.
  

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 10 maggio 2021

linda
 

𝐎𝐓𝐓𝐎 𝐒𝐄𝐓𝐓𝐈𝐌𝐀𝐍𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐂𝐀𝐌𝐁𝐈𝐀𝐑𝐄 𝐕𝐈𝐓𝐀
𝐁𝐞𝐭𝐡 𝐎’𝐋𝐞𝐚𝐫𝐲


Delizioso romanzo a metà tra il sentimentale e la commedia. 

Leena Cotton è una giovane donna che vive e lavora a Londra. Da quando la sorella minore Carla è venuta a mancare a causa di una brutta malattia, Leena si è concentrata esclusivamente sul lavoro con tutte le sue energie. 
Tuttavia un giorno, durante una riunione con importantissimi clienti, va in tilt e manda a monte il lavoro di settimane intere. 
Il suo capo le propone un periodo sabbatico di due mesi per riprendersi e poi tornare più grintosa che mai. 
Leena fa fatica ad accettare la proposta ma non ha altra scelta. 

Eileen Cotton è la nonna di Leena. Vive nello Yorkshire, da dove viene Leena stessa, è una arzilla quasi ottantenne, abbandonata dal marito e sta realizzando che la vita non è ancora finita. Si iscrive a un sito internet per incontri con plurisettantenni ma la campagna inglese è i suoi villaggi non pullulano di uomini che corrispondano al profilo richiesto. 

Leena, non sapendo come trascorrere le otto settimane di vacanza forzata, torna nel paese natale. Il rapporto con la madre Marian è crollato dopo la morte di Carla. Madre e figlia quasi non si parlano più. Così Leena si reca subito dalla nonna e insieme decidono di "scambiarsi" le vite. Mentre Leena resta in campagna occupandosi della casa della nonna e di tutte le sue attività, Eileen andrà nell'appartamento di Londra, città ricca di ottantenni da conoscere. 

All'inizio la vita non è semplice per nessuna delle due. 
Leena scopre che la nonna è una presenza importante in paese. Si ritrova a dover organizzare la festa del calendimaggio scontrandosi con gli altri anziani che non vedono di buon occhio la presenza della giovane; deve gestire le serate del bingo e guidare addirittura il pullmino per aiutare gli anziani senza patente.
Eileen, dal canto suo, deve fare i conti con la tecnologia e gli appuntamenti online. È anziana sì, ma piena di energie ed idee tanto da avviare dei circoli ricreativi nel quartiere. 
Col passare del tempo le due donne impareranno a conoscere se stesse e scopriranno cosa realmente vogliono dalla vita, anche riprendendo dei rapporti che avevano perso col tempo. Tornare alla "vecchia" vita non è così facile.

Oltre ad essere divertente e spensierato, il romanzo trasmette anche una piacevole sensazione di speranza, perché in fondo non è mai troppo tardi per essere felici e cercare di raggiungere i propri obiettivi. 
Veramente consigliato.  

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 3 maggio 2021

linda
 

𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐌𝐄𝐒𝐒𝐀 𝐃𝐈 𝐔𝐍’𝐄𝐒𝐓𝐀𝐓𝐄
𝐌𝐚𝐫𝐜 𝐋𝐞𝐯𝐲



Per CineSmania ho già recensito “Amici miei, amori miei” di Marc Levy, l’autore francese contemporaneo più tradotto al mondo.
“La promessa di un’estate” è uno dei suoi libri più recenti. Nell'insieme è molto carino con la promessa, non dell'estate, ma della speranza. La speranza che non tutto venga perduto, la speranza di poter riparare ai nostri errori o di poter incontrare qualcuno a noi caro che ormai non è più con noi, la speranza di far felice qualcuno o di trovare la nostra stessa felicità.
E per non farsi mancare niente, l'autore ha anche aggiunto un tocco di sovrannaturale, aspetto che non tutti gradiscono – io stessa talora fatico ad accettare l’inverosimile nei romanzi – ma questa volta è una scelta perfetta.

Thomas è un giovane uomo, francese, pianista discretamente famoso. Durante uno spettacolo, come suo solito, cerca la madre tra il pubblico. E lei è lì a sorridergli orgogliosa e compiaciuta. 
Ma ciò che turba Thomas è la presenza del padre seduto in terza fila. Più che altro è turbato perché il padre è morto cinque anni prima. 
Dopo lo spettacolo Thomas trova anche in camerino il fantasma del padre che lo segue poi fino a casa. Thomas è infastidito perché il padre ha abbandonato sia lui che la madre anni e anni prima di morire. Il padre, Raymond, cerca di spiegare che ormai con la madre di Thomas c'era solo una tenera amicizia e ora è lì dal figlio per chiedergli un favore particolare: portare l'urna con le sue ceneri a San Francisco dove nel giro di un paio di giorni si terrà il funerale di Camille, la donna che ha amato segretamente - ricambiato - per più di venti anni. Chiede al figlio di unire le ceneri così che i due possano passare l'eternità insieme dal momento che in vita non hanno potuto farlo. 
Thomas inizialmente è scettico ma poi accetta e così parte per la metropoli americana. 
Inizia un racconto divertentissimo con battute sagaci e situazioni comiche degne di una commedia anni '60. 
A San Francisco Thomas incontra Manon, la figlia di Camille e insieme cercheranno di portare a termine il folle piano di Raymond. 

Come detto prima, è una lettura simpatica e leggera. 
A rendere il tutto più gradevole sono le illustrazioni alla fine di goni capitolo: molto belle e curate. 

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 26aprile 2021

linda
 

𝐔𝐍 𝐑𝐄𝐆𝐀𝐋𝐎 𝐏𝐄𝐑 𝐌𝐈𝐒𝐒 𝐕𝐈𝐎𝐋𝐄𝐓
𝐒𝐮𝐬𝐚𝐧 𝐆𝐥𝐨𝐬𝐬



Dalla copertina e dal titolo mi sarei aspettata qualcosa in genere chick lit ma invece mi sono ritrovato immersa in una storia completamente diversa.

Violet è una giovane donna divorziata che ha cambiato città per allontanarsi dall'ex marito ubriacone e violento. 
Il suo più grande sogno è sempre stato quello di aprire un negozio di articoli vintage, per i quali nutre una intensa passione fin da quando era piccola. E nella nuova città riesce a realizzare il suo sogno, anche se non con poche difficoltà. 

April è una adolescente all'ultimo anno delle superiori e resta incinta del compagno di classe Charles. Tuttavia il divario socioculturale è talmente forte che i due si allontanano anche a causa delle pressioni dei genitori di Charles che per il figlio hanno in mente ben altri progetti. 
April si ritrova così sola, orfana e con un bebè in arrivo. 

Amithi è una donna indiana di mezza età. Ha dedicato la propria vita al marito Naveen e alla figlia mettendo in secondo piano se stessa e i proprio desideri. Un giorno per puro caso Naveen le confessa che la tradisce da ben trent'anni. Il mondo di Amithi crolla così come tutto ciò in cui ha sempre creduto. 

Con delicatezza l'autrice, Susan Gloss, fa incontrare queste tre donne così diverse tra loro ma che troveranno la strada per reindirizzare le proprie vite, stringendo anche un fortissimo legame di amicizia.
Nonostante sia pieno di drammi e situazioni che apparentemente non possano avere una semplice risoluzione, ho trovato il romanzo positivo e con un bellissimo messaggio di speranza. 
Decisamente consigliato. 

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 19 aprile 2021

linda
 

𝐋𝐀 𝐋𝐄𝐓𝐓𝐑𝐈𝐂𝐄 𝐓𝐄𝐒𝐓𝐀𝐑𝐃𝐀
𝐀𝐦𝐢 𝐖𝐢𝐭𝐭𝐢𝐧𝐠



Di romanzi che parlano dell'amore per i libri ce ne sono tantissimi. Anche perché, almeno credo, uno scrittore prima di essere tale deve essere stato anche un gran lettore. 

In "La lettrice testarda" la piccola Isobel spera di ricevere un bel regalo per il suo nono compleanno. Per l'esattezza, dal momento che ama leggere, le farebbe piacere che le regalassero dei libri. Finalmente dei libri tutti suoi senza doverli prendere di nascosto dalla libreria dei genitori. 
Ma, come vuole la consuetudine famigliare, anche quest'anno non riceverà nulla. Sua madre, infatti, ritiene che i regali siano inutili. Tanto quanto, a parer suo, sia inutile se non addirittura sconveniente che una bambina così piccola possa aver sviluppato la passione per la lettura. 
Ma Isobel non demorde e continua a leggere. E in lei si fanno strada anche pensieri autonomi, inizia ad essere critica, a osservare la vita con occhi diversi.
Il tempo passa. La madre muore. Isobel ha sedici anni e viene mandata in pensionato dalla zia, unica parente rimasta. Trova lavoro come dattilografa e conosce alcuni giovani amanti della lettura. 
Tutte le sere si trovano per discutere dei romanzi che stanno leggendo e Isobel scopre così la letteratura russa, la poesia e molto altro ancora che fino a quel momento ignorava. 
Le si apre un mondo infinito e nasce in lei il desiderio di poter dare vita a qualcosa di suo, il sogno segreto di prendere in mano la penna e scrivere di suo pugno. 

Non conoscevo Amy Witting, benchè sia una autrice pluripremiata. Il romanzo è carino, ma mi ha trasmesso poco. Ha il pregio di essere veloce: si può leggere senza impegno in un paio di pomeriggi. Come dicevo, di romanzi che trattano l'amore per la lettura ce ne sono a centinaia. E tutti vertono sui grandi classici. E qui pongo una domanda per voi lettori di SmaniaLibrary. Vi piacerebbe se una volta ogni tanto vi proponessi la recensione di un grande classico della letteratura? Probabilmente qualcosa che già conoscete e avete letto, però si potrebbe avviare una discussione in merito. Aspetto i vostri commenti!   

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 12 aprile 2021

linda
 

𝐍𝐎𝐍 𝐂’𝐄̀ 𝐍𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐃𝐈 𝐌𝐀𝐋𝐄 𝐀 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄 𝐅𝐄𝐋𝐈𝐂𝐈
𝐋𝐢𝐧𝐝𝐚 𝐇𝐨𝐥𝐦𝐞𝐬



Se fosse un film, lo definirei "una commedia romantica agrodolce". Per di più ambientata nel Maine, che è un luogo estremamente affascinante e suggestivo. 

La protagonista, Evvie, decide di lasciare il marito Tim. Prepara la valigia, carica la macchina ed è pronta ad andarsene mentre lui è al lavoro. Non fa in tempo a mettersi al volante che riceve una telefonata: Tim è morto in un incidente.
Di colpo si ritrova vedova e infelice. Ma non infelice per la morte del marito. Infelice per non provare dispiacere né rammarico. Si sente profondamente in colpa tanto che non riesce a confidare nemmeno al suo migliore amico, Andie, che stava per lasciare Tim.
Passa un anno. La vita è andata avanti ma sempre uguale. Evvie non ha ancora ripreso a lavorare e non è riuscita a dire la verità a Andie. In più spesso le tornano in mente episodi del suo matrimonio. Episodi tutt'altro che felici. Tim che la offende. Tim che la minaccia. Tim che la tratta male. Tim che la picchia.
Ma tutti hanno sempre considerato Tim come quello bello, buono e bravo. Nessuno è a conoscenza del suo vero lato. Solo Evvie, che non riesce ad aprirsi con nessuno. 
Andie decide di darle una mano presentandole un vecchio amico, Dean, ex campione di baseball ormai sulla strada del declino. Dean prende in affitto parte della casa di Evvie che, così, riesce a sanare anche le proprie finanze quasi azzerate.
La convivenza con Dean inizia con spensieratezza e sembra che i due diventino buoni amici. Ma una sera, in vena di confidenze, Evvie gli racconta la verità su Tim e che lo stava per lasciare quando è morto, e Dean le racconta del perché abbia abbandonato il baseball. 
Il legame tra i due si stringe e sembra nascere una relazione, un po' acerba ma pur sempre l'inizio di qualcosa. Ma Evvie ha paura perché le sembra che tutto stia andando troppo bene per essere vero, perché l'unica volta che ha tentato di essere felice e ha pensato a se stessa, qualcuno è morto. E teme di non essere destinata alla felicità. 
Ma forse un happy end, in fondo, ce lo meritiamo tutti.  

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 5 aprile 2021

linda
 

𝐈𝐋 𝐌𝐔𝐑𝐎 𝐃𝐄𝐋 𝐒𝐈𝐋𝐄𝐍𝐙𝐈𝐎
𝐍𝐞𝐥𝐞 𝐍𝐞𝐮𝐡𝐚𝐮𝐬


Ultima fatica di Nele Neuhaus, autrice tedesca che ho scoperto anni fa per caso (con un romanzo intitolato "Biancaneve deve morire") e che amo molto. 
I protagonisti sono sempre Pia Sander e Oliver von Bodenstein, due ispettori del Taunus, regione tedesca di cui la stessa Neuhaus è originaria. 

Tutto inizia quando in un bosco viene incendiata una roulotte in un campeggio. La cosa più grave è che all'interno si trova un uomo, Clemens. 
Pia e Oliver vengono subito chiamati sul posto per esaminare la situazione e Olivier riconosce immediatamente i luoghi della sua infanzia. Infatti "l'incidente" è accaduto nel paese dove ha vissuto con la propria famiglia. Conosceva anche la vittima, suo amico quarant'anni prima. 
Pochi giorni dopo viene trovata morta la madre di Clemens. E a breve distanza anche il parroco del paese.
Ormai non si può più parlare di incidenti. Pia è Oliver iniziano a credere che ci sia un killer in circolazione. Ma perché? 
Durante le indagini a Oliver tornano i ricordi di quando era bambino e aveva 11 anni. In paese era arrivata una nuova famiglia e lui aveva stretto amicizia con Arthur, il neo arrivato. 
Questa cosa aveva dato notevolmente fastidio agli altri bambini che frequentava, soprattutto a Rosie che nutriva un profondo odio per Arthur e per Maxi, la volpe domestica di Oliver. 
Le cose sono precipitate quando una sera Arthur e Maxi sono spariti nel nulla e, a distanza di 40, nessuno ha mai scoperto che fine avessero fatto. Oliver decide di interrogare i suoi ex amici, ora uomini e donne. Ma la tensione è tangibile. 
tensione è tangibile. In più il numero delle vittime del serial killer aumenta e, inaspettatamente, vengono ritrovati le ossa del piccolo Arthur e di Maxi. 
È lampante che le morti sono collegate a quanto accade allora e Oliver vuole assolutamente scoprire chi si cela dietro tutto ciò. Ma non sarà facile poiché è intimamente coinvolto con i fatti e perché deve scontrarsi con l'omertà di un intero paese. 

Thriller davvero coinvolgente e magistrale. I personaggi sono così tanti e le singole storie si intrecciano, vengono interrotte e poi riprese che ho fatto fatica, in alcuni punti, a capire cosa stesse accadendo. Ho dovuto rileggere anche due volte alcuni passaggi per comprendere bene le dinamiche.
 Davvero incredibile e consigliatissimo! 

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 29 marzo 2021

linda
 

𝐏𝐑𝐈𝐌𝐀 𝐑𝐄𝐆𝐎𝐋𝐀: 𝐍𝐎𝐍 𝐈𝐍𝐍𝐀𝐌𝐎𝐑𝐀𝐑𝐒𝐈
𝐅𝐞𝐥𝐢𝐜𝐢𝐚 𝐊𝐢𝐧𝐠𝐬𝐥𝐞𝐲


Anche questa settimana vi propongo una autrice che ho già recensito. Ma quando un autore mi piace, tendo a leggere tutta (o quasi) la sua opera e, per ovvie ragioni, a consigliarla. 
Della Kingsley vi ho già proposte “Stronze si nasce”. E qualcuno di voi mi ha anche scritto per ringraziarmi del suggerimento e per farmi sapere che il romanzo, benché semplice e “sbarazzino”, è stato molto gradito. 
Anche con “Prima regola: non innamorarsi” lo stile è pressoché lo stesso. Molto scanzonato e allegro. Di primo impatto può sembrare una storia semplice, alla chick lit, ma in realtà non lo è affatto. 

I protagonisti sono Nick detto "il Chirurgo" e Sylvie detta "la Gazza Ladra". Soprannomi bizzarri se fossero persone ordinarie. Ma di ordinario non hanno nulla. Infatti sono due ladri molto rinomati. Ma non potrebbero essere più diversi l'uno dall'altra! 
Nick è metodico, scrupoloso, attento al dettaglio, sempre sul pezzo, pianificatore. Lavora su commissione, risparmia, investe e fa la bella vita a Montecarlo, quando non "lavora". 
Sylvie al contrario è pasticciona, disorganizzata, improvvisa, appariscente. Lavora per sé, spende subito tutto e deve di corsa trovare un altro "impiego". 
I due si incontrano casualmente su un aereo senza conoscere la reciproca identità e cercano di "fregarsi" a modo loro. Il giorno seguente però si ritrovano perché convocati da un Lord inglese che li vuole assumere per "recuperare" il leggendario diario di Giacomo Casanova. 
Inizia così una grande avventura che porterà la coppia a Parigi, Venezia e Vienna. I due inizialmente non si sopportano e non si fidano, ma se vogliono salvarsi da altri malviventi sulle tracce del diario, dovranno trovare la maniera di collaborare. 
Le peripezie non mancano. Potete immaginarlo! Come potete immaginare anche il lato romantico che l'autrice regala di tanto in tanto. Il finale forse è un po' scontato ma non avrebbe potuto essere altrimenti. 
I due si incontrano casualmente su un aereo senza conoscere la reciproca identità e cercano di "fregarsi" a modo loro. Il giorno seguente però si ritrovano perché convocati da un Lord inglese che li vuole assumere per "recuperare" il leggendario diario di Giacomo Casanova. Inizia così una grande avventura che porterà la coppia a Parigi, Venezia e Vienna. I due inizialmente non si sopportano e non si fidano, ma se vogliono salvarsi da altri malviventi sulle tracce del diario, dovranno trovare la maniera di collaborare. Le peripezie non mancano. Potete immaginarlo! Come potete immaginare anche il lato romantico che l'autrice regala di tanto in tanto. Il finale forse è un po' scontato ma non avrebbe potuto essere altrimenti.

Ormai la Kingsely è entrata a gamba tesa nella mia libreria. Mi procurerò gli altri suoi romanzi della stessa perché comunque li trovo gradevoli e perfetti per "spezzare" letture più impegnate.

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 22 marzo 2021

linda
 

𝐃𝐈𝐌𝐌𝐈 𝐂𝐇𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐏𝐔𝐎́ 𝐅𝐈𝐍𝐈𝐑𝐄
𝐒𝐢𝐦𝐨𝐧𝐚 𝐒𝐩𝐚𝐫𝐚𝐜𝐨


Simona Sparaco è una delle autrici italiane contemporanee che più ammiro e apprezzo. Per CineSmania ho già recensito “Nessuno sa di noi” (che ho letteralmente amato). Tuttavia "Dimmi che non può finire" non mi ha entusiasmata. Romanzo sicuramente carino, ma non eccezionale. In ogni caso tiene buona compagnia ed è ben scritto, quindi è comunque consigliato. 

Amanda è una donna sola che vive con la madre Emma. Il capofamiglia le ha abbandonate quando Amanda era una bambina. Abituate alla bella vita, alle scuole private e a ogni comodità, dopo l'abbandono dell'uomo le cose sono molto cambiate. 
Ma Amanda ha anche un dono. Sa "leggere" i numeri. Ci sono periodi in cui alcuni numeri si ripetono senza sosta: potrebbero essere delle ore, numeri di telefono, codici a barre, numeri di autobus e chi più ne ha, più ne metta. 
Ma vanno a formare delle date. E Amanda sa che se quei numeri ricorrono ossessivamente, in quella data finirà qualcosa che le piace. 
È così da sempre. 
Per evitare delusioni o fallimenti, ha "imparato" ad agire preventivamente. 
Ad esempio al momento ama il suo lavoro ma il ripetersi di una data le fa credere che accadrà qualcosa di negativo, pertanto decide di licenziarsi. 
Ormai disoccupata, però, deve trovare un nuovo impiego. Decide di rispondere a un annuncio come baby sitter, un lavoro che sa già non le piacerà mai. Almeno è sicura che non avrà delusioni. 
Ma il colloquio si rivela interessante: infatti viene assunta niente meno che da una delle più prestigiose famiglie della città, e il bambino a cui badare, Samuele, è il figlio del suo vecchio compagno delle scuole elementari, Davide, ormai vedovo da anni. 
Amanda si trasferisce a casa di Davide per accudire il bambino a tempo pieno. Inaspettatamente si affeziona al piccolo Samuele, cosa che non avrebbe mai creduto possibile. E scopre anche di essere stata, ai tempi della scuola, la prima cotta di Davide, mai del tutto passata. 
La vita di Amanda prende una piega inaspettata: quella della felicità, come se nulla potesse andare meglio di così. 
Ma ecco che con prepotenza inizia a farsi vedere una data che, agli occhi di Amanda, potrebbe sancire la fine di questo momento idilliaco che sta vivendo. 

Finale parzialmente prevedibile e agrodolce. Romanzo carino indubbiamente.

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 15 marzo 2021

linda
 

𝐋𝐀 𝐕𝐈𝐓𝐀 𝐄̀ 𝐔𝐍 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐙𝐎
𝐆𝐮𝐢𝐥𝐥𝐚𝐮𝐦𝐞 𝐌𝐮𝐬𝐬𝐨


Ultima fatica di Guillaume Musso, uno degli autori francesi contemporanei più amati e tradotti al mondo.
Per CineSmania ho già recensito “L’istante presente” dello stesso autore. Lo apprezzo perché sa conciliare reale e irreale in maniera molto naturale ed è bravissimo a ingannare il lettore, come è giusto che accada in un thriller. Insomma, per me è un autore assolutamente consigliato. 

Insomma, per me è un autore assolutamente consigliato. Flora Conway è una rinomata scrittrice di thriller insignita di premi prestigiosi. Un giorno esce a fare una passeggiata con la figlia Carrie, di tre anni, e poi ritorna nel suo appartamento di Brooklyn. 
Ma la bambina vuole giocare a nascondino e la mamma accetta: chiude gli occhi e iniziare a contare mentre la piccola si nasconde. 
Quello che accade dopo ha dell'inverosimile. Carrie scompare. Flora la cerca ovunque ma la bambina non è da nessuna parte. Eppure la porta è blindata e chiusa dall'interno.  
Una volta chiamata, la polizia esamina la casa e porta Flora in centrale. Come è possibile che la bambina si sia volatilizzata nel nulla?
I mesi passano e di Carrie non c'è traccia. Flora è esasperata perché la sua editrice Fantine insiste chiedendole di sfruttare questo dolore per scrivere un nuovo romanzo. 
Flora decide di togliersi la vita. Si punta la pistola alla tempia e grida all'aria di dirle la verità. Dov'è Carrie? Al tre premerà il grilletto. Uno, due..
Romain Ozorski, lo scrittore più amato dai francesi, è nel suo appartamento di Parigi. Spegne il computer su cui sta scrivendo. È confuso e sconvolto. È la prima volta che uno dei suoi personaggi gli rivolge direttamente la parola. Non voleva mettere Flora in questa situazione. Ma chissà come è accaduto. Anche la vita di Romain non è delle migliori: sente di non avere più l'ispirazione, la sua ex compagna ora è una mezza tossica invasata che vuole portargli via il figlio Théo. E lui non lo accetta. 
Dopo una serie di vicissitudini, Romain capisce che deve parlare con Flora e si catapulta a New York proprio nel momento in cui lei sta per premere il grilletto. I due discutono e la donna gli chiede chiarezza: finzione o realtà, lei ha diritto di sapere cosa è accaduto a Carrie. 
Romain torna a Parigi e scrive il finale tanto desiderato da Flora. Gli anni passano. Théo cresce e va a trovare il padre. Tra i libri della sua raccolta trova grandi bestseller: da Simenon a Jean Giono, da John Irving a... Flora Conway. 
Chi è Flora Conway? Chi è reale? Chi è fittizio? Chi è personaggio di chi? Musso ancora una volta sa regalarci un'avventura tra immaginazione e vita vera, come solo lui sa fare. E il finale, oltre a rimettere a posto tutti i tasselli del puzzle, è davvero una gran sorpresa.   

articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 8 marzo 2021

linda
 

𝐋𝐄 𝐂𝐈𝐍𝐐𝐔𝐄 𝐃𝐎𝐍𝐍𝐄
𝐇𝐚𝐥𝐥𝐢𝐞 𝐑𝐮𝐛𝐞𝐧𝐡𝐨𝐥𝐝


Interessante saggio sulle vittime del celebre ed efferato Jack lo Squartatore.
L'autrice è una studiosa e una storica. Il suo intento non è quello di mettere luce e svelare l'identità dell'assassino. Al contrario, la Rubenhold vuole dare una nuova dignità alle sue vittime.
La "leggenda" che si è venuta a creare intorno a Jack è che nella seconda metà del 1800 questa misteriosa figura "facesse pulizia" dei bassifondi londinesi uccidendo le prostitute in maniera brutale.
Ci sono tantissime storie in merito, tra cui un bel film che vede tra gli interpreti Johnny Depp. Ma queste storie non fanno altro che alimentare il mito di questo assassino.
L'autrice di questo saggio invece parte da un altro quesito: chi erano le vittime? Il loro nomi erano Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane. E non erano prostitute (tranne una sola).
Certamente provenivano da classi sociali medio-basse, dovevano lavorare ma due di loro hanno addirittura avuto la fortuna di studiare fino ai tredici anni. Quasi tutte si sono sposate ed erano madri di famiglia. Una addirittura ha dato dodici figli (non tutti sopravvissuti) al marito.
La loro "sfortuna" era quella di appartenere al sesso sbagliato (essere donne era di per sé uno svantaggio sociale), di vivere a Whitechapel (una delle peggiori zone della Londra vittoriana, sporca, priva di igiene e ricettacolo di malviventi) e di avere una predisposizione per l'alcool. In effetti vengono dipinte tutte come delle ubriacone.
E per colpa dell'alcool abbandonarono marito e figli di propria iniziativa o furono allontanate dalla famiglia. Si ritrovarono a mendicare e a vivere per strada ma mai, eccetto una sola, si prostituirono.
Tra l'altro io ho sempre creduto che fossero molto giovani, venti anni o poco più. Invece solo una aveva meno di quaranta anni, mentre le altre si avvicinavano ai cinquanta.
L'autrice del saggio vuole riscattarle, vuole restituire loro la giusta immagine di cui sono state private in nome di una leggenda.
A noi del XXI secolo "piace" credere al mito di Jack lo Squartatore e lo alimentiamo come meglio possiamo. Se vi recate a Londra, potrete trovare anche i percorsi turistici a lui dedicati. Ma la Rubenhold vuole ricordarci che in realtà le sue vittime non erano altro che donne, vittime della società e delle circostanze..


articolo e fotografia 2021 ©Francesca Numerati 1 marzo 2021

linda
 

𝐋𝐀 𝐁𝐈𝐁𝐋𝐈𝐎𝐓𝐄𝐂𝐀 𝐃𝐈 𝐌𝐄𝐙𝐙𝐀𝐍𝐎𝐓𝐓𝐄
𝐌𝐚𝐭𝐭 𝐇𝐚𝐢𝐠


Amo le storie che mostrano vite parallele. Per CineSmania ho già recensito “Vita dopo vita” di Kate Atkinson, ma si possono trovare molti altri romanzi che mostrano le così dette “sliding doors”.

La protagonista di "La biblioteca di mezzanotte" è una giovane donna inglese, Nora Seed, che inizia a fare i conti con la vita. Benché abbia solo 35 anni è convinta di non aver concluso niente di speciale. Ha in mano una laurea di filosofia e nient'altro.
Non parla più col fratello Joe da quando lei ha deciso di abbandonare la loro rock band Labyrinths perché soffriva di attacchi ci panico e lui l'ha incolpata dell'occasione persa.
Ha perso il padre e si sente in colpa perché lui sognava che lei diventasse una campionessa olimpionica di nuoto, ma lei ha abbandonato lo sport.
Ha lasciato il fidanzato storico Dan che ancora la cerca speranzoso.
Non ha accompagnato la sua migliore amica Izzy in Austrialia come avevano sempre sognato.
E tanto altro ancora. Sente di avere solo rimpianti e rimorsi, che nulla possa più cambiare. E decide di uccidersi.
O almeno ci prova, apparentemente senza successo. Nella fase tra la vita e la morte si trova catapultata nella biblioteca di mezzanotte dove incontra Mrs Elm, che era la bibliotecaria della sua infanzia.
I libri presenti in questa biblioteca (migliaia) raccontano tutte le possibili vite che Nora avrebbe potuto vivere se avesse preso decisioni diverse.
Sceglie quindi di "provare" queste vite finché non trova quella giusta nella quale rimanere.
In una vita è una super rockstar di fama internazionale ma il fratello è morto di overdose.
In un'altra è partita per l'Australia con la sua amica, che però è morta in un incidente stradale.
In un'altra ancora è una campionessa olimpionica di nuoto e suo padre è ancora vivo.
In un'altra insegna filosofia in una prestigiosa università. Oppure si ritrova sposata con Dan che però non la vuole più. Oppure è una devota madre di famiglia. E via dicendo.
Nora continua a vivere tutte queste vite senza però essere mai soddisfatta di nessuna. In tutte c'è qualcosa che non le sta bene e inizia a cercare di comprendere il perché di questo strano viaggio alla ricerca di se stessa.
Il finale è una bellissima sorpresa che non svelo.

Lo scrittore, credo, vuole trasmetterci un messaggio importante: è inutile pensare "avrei potuto fare questo - avrei dovuto fare quello" e accumulare rimpianti e rimorsi.
Come Leibniz diceva: noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. Allo stesso modo io credo che se questa è la nostra vita, è perché è la migliore di tutte le vite che avremmo potuto avere. La chiave della soddisfazione e della felicità è in noi, nel modo in cui la affrontiamo e la rendiamo bella.


articolo e fotografia ©Francesca Numerati 22 febbraio 2021

linda
 

𝐋’𝐀𝐁𝐈𝐓𝐎 𝐅𝐄𝐌𝐌𝐈𝐍𝐈𝐋𝐄 – 𝐔𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞
𝐆𝐞𝐨𝐫𝐠𝐞𝐬 𝐕𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞𝐥𝐥𝐨

Pur non essendo una grande amante dei saggi, quello che vi propongo oggi mi ha incuriosita e affascinata. Mostra le evoluzioni della moda dalle origini ad oggi.
Per 200 pagine circa non fa altro che parlare del corsetto che nasce nel tardo Medioevo per scomparire, lo scopro ora, intorno al 1910. Questo dettaglio mi ha veramente colpita perché sono stata sempre convinta che il corsetto non venisse più utilizzato da molto prima.
Si può dire che sia il capo di abbigliamento più longevo in assoluto, con le dovute modificazioni dettate dalle mode del momento.
Ma è curioso capire perché scompare proprio intorno al 1910. Il merito va allo sport (le donne ora giocano a tennis e sciano quindi devono essere comode e prive di vincoli nei movimenti) e al turismo (al mare è bello fare il bagno in costume!).
E dopo il 1910 arriva il turno di Coco Chanel, Dior e compagnia. Si passa poi alla moda americana degli anni 40/50 quando le donne, dovendo lavorare al posto degli uomini impegnati in guerra, indossano sempre più spesso i pantaloni.
Dulcis in fundo le ultime pagine fanno un excursus velocissimo degli ultimi 50 anni di moda.

Sicuramente un saggio interessante e anche graficamente bello grazie alle ricche immagini e fotografie. Piacevole per dedicarsi a qualcosa di diverso e, allo stesso tempo, per imparare qualcosa di nuovo.


articolo e fotografia ©Francesca Numerati 8 febbraio 2021

linda
 

𝐇𝐎 𝐅𝐀𝐓𝐓𝐎 𝐋𝐀 𝐒𝐏𝐈𝐀
𝐉𝐨𝐲𝐜𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐨𝐥 𝐎𝐚𝐭𝐞𝐬


Era da tanto che non leggevo un romanzo di Joyce Carol Oates. E come tutti i suoi romanzi, anche questo tratta temi profondi e complessi. La Oates non ama raccontare fatti. Lei preferisce raccontare le persone, i processi della mente umana, parla dei sentimenti, delle emozioni e delle loro evoluzioni. Ha la capacità di analizzare ciò che si trova nell'animo umano e metterlo nero su bianco. Nonostante sia autrice dai temi intensi e delicati, tuttavia li narra con uno stile semplice e scorrevole. Ma nel complesso affrontare un romanzo della Oates non è proprio una passeggiata e bisogna aspettarsi di tutto.

Stati Uniti. Midwest.
I Kerrigan sono una famiglia numerosa: il padre Jerome Senior, la madre Lula e i sette figli (quattro maschi e tre femmine).
La piccola di casa, La dodicenne Violet, è la cocca di casa. Amatissima dai genitori e vezzeggiata dai fratelli.
Un giorno poco lontano da casa loro viene trovato il cadavere di un ragazzo: Hadrian Johnson, 17 anni, studente modello, benvoluto da tutti e... nero. Il giovane è stato prima investito mentre era in bicicletta e poi massacrato a colpi di mazza fino a sfracellargli il cranio.
Un delitto efferato di cui non si conosce l'autore.
Ma purtroppo Violet sa.
Violet quella notte ha visto i due fratelli maggiori, Jerome Jr e Lionel, tornare a casa ubriachi. Li ha visti ripulire una mazza e seppellirla nel giardino. Li ha visti sistemare la macchina ammaccata.
La ragazzina tiene per sé quel segreto. Ma poi si confessa col parroco del paese per chiedere consiglio. E il consiglio è "Non sono cose da dire in giro".
Oppressa, confusa e impaurita, decide di dire alla polizia ciò che ha visto e ciò che sa.
È la fine della famiglia Kerrigan. I due ragazzi vengono arrestati e incarcerati per scontare una pena di 15 anni.
Ma la reazione peggiore proviene dal capofamiglia che caccia di casa Violet accusandola di aver rovinato la famiglia.
La ragazzina viene accolta da una zia che abita a molti chilometri di distanza. Passano gli anni e Violet cresce, si diploma, si allontana dalla zia, vuole frequentare l'università e serba in sé il desiderio di poter tornare dalla sua famiglia prima o poi.
Potranno mai perdonarla per aver fatto la spia?

Io amo Carol Oates. Vorrei tanto che venisse candidata per il Nobel, ma è uno di quei nomi che purtroppo, pur meritandolo, non viene mai preso in considerazione, come accadde a Philip Roth. Stiamo a vedere e aspettiamo…



articolo e fotografia ©Francesca Numerati 1 febbraio 2021

linda
 

𝐂𝐋𝐄𝐀𝐍
𝐆𝐥𝐞𝐧𝐧 𝐂𝐨𝐨𝐩𝐞𝐫


𝐄̀' 𝐨𝐫𝐦𝐚𝐢 𝐧𝐨𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐆𝐥𝐞𝐧𝐧 𝐂𝐨𝐨𝐩𝐞𝐫. 𝐇𝐨 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐫𝐞𝐜𝐞𝐧𝐬𝐢𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐯𝐨𝐢 𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐢𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐛𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚, 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐭𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐠𝐫𝐚𝐝𝐢𝐭𝐨. 𝐀𝐩𝐩𝐞𝐧𝐚 𝐞𝐬𝐜𝐞 𝐮𝐧 𝐬𝐮𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐯𝐨 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐫𝐥𝐨. 𝐀𝐩𝐩𝐞𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚, 𝐝𝐞𝐯𝐨 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐦𝐞𝐞𝐭𝐢𝐧𝐠. 𝐐𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐯𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞𝐫𝐦𝐢 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐫𝐢𝐚? 𝐎𝐯𝐯𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐨!
𝐄𝐝 𝐞𝐜𝐜𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐚 "𝐂𝐥𝐞𝐚𝐧", 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞 𝐮𝐧 𝐩𝐨' 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐭𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐮𝐬𝐜𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐚𝐧𝐧𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐚. 𝐋𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐢𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐧𝐝𝐞𝐦𝐢𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞, 𝐦𝐚 𝐂𝐨𝐨𝐩𝐞𝐫 𝐥'𝐡𝐚 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐯𝐢𝐝. 𝐓𝐮𝐭𝐭𝐚𝐯𝐢𝐚 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐚 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐝𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨: 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐚𝐠𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐯𝐢𝐫𝐮𝐬 𝐦𝐢 𝐡𝐚 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐢𝐭𝐚. 𝐄𝐝 𝐞̀ 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥'𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐯𝐚𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐜𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐥𝐢𝐠𝐢𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐢𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨, 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐢 𝐫𝐞𝐩𝐮𝐭𝐚 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐞/𝐨 𝐬𝐦𝐢𝐧𝐮𝐢𝐬𝐜𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐚, 𝐜𝐡𝐢 𝐧𝐞𝐠𝐚 𝐥'𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐚 𝐞 𝐯𝐢𝐚 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨. 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐡𝐢𝐦𝐞́ 𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐞 𝐬𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚.

𝐔𝐒𝐀. 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢.
𝐈𝐧 𝐮𝐧 𝐥𝐚𝐛𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐍𝐞𝐰 𝐄𝐧𝐠𝐥𝐚𝐧𝐝 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐢 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐢, 𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐮𝐢 𝐢𝐥 𝐧𝐞𝐮𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨 𝐉𝐚𝐦𝐢𝐞 𝐀𝐛𝐛𝐨𝐭𝐭, 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐚 𝐮𝐧 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨 𝐯𝐢𝐫𝐮𝐬. 𝐈𝐥 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐞 𝐧𝐨𝐫𝐦𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐞𝐝𝐮𝐫𝐚𝐥𝐢 𝐞 𝐢𝐥 𝐯𝐢𝐫𝐮𝐬 𝐬𝐢 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐥'𝐞𝐝𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐨.
𝐈𝐧 𝐩𝐨𝐜𝐡𝐞 𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐨𝐬𝐩𝐞𝐝𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢, 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚𝐫𝐦𝐚𝐧𝐭𝐢. 𝐂𝐡𝐢 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨 𝐯𝐢𝐫𝐮𝐬 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐯𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚. 𝐈𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐧𝐨𝐦𝐞, 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚, 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐬𝐢𝐚 𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐧𝐚𝐥𝐨𝐠𝐡𝐞, 𝐩𝐨𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐢 𝐚𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 𝐚𝐝 𝐞𝐬𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐬𝐞 𝐬𝐢𝐚 𝐬𝐩𝐨𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 𝐨 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐢, 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐨𝐢 𝐩𝐞𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ (𝐬𝐞 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐮𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐮𝐬𝐜𝐢𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐚𝐩𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚, 𝐚𝐝 𝐞𝐬𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨) 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐥𝐢𝐧𝐠𝐮𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨.
𝐈 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐢 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐝 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐯𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐦𝐩𝐚𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐚 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨.
𝐓𝐮𝐭𝐭𝐚𝐯𝐢𝐚 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞, 𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐮𝐢 𝐉𝐚𝐦𝐢𝐞 𝐀𝐛𝐛𝐨𝐭𝐭, 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐦𝐦𝐮𝐧𝐢 𝐚𝐥 𝐯𝐢𝐫𝐮𝐬.
𝐈𝐥 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨 𝐟𝐚 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐨 𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐄𝐦𝐦𝐚, 𝐚𝐝𝐨𝐥𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐛𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐮𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐞 (𝐧𝐨𝐧 𝐮𝐬𝐜𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐫 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐨...).
𝐑𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐭𝐨: 𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐚 𝐊𝐲𝐫𝐚 𝐬𝐢 𝐚𝐦𝐦𝐚𝐥𝐚𝐧𝐨. 𝐉𝐚𝐦𝐢𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐊𝐲𝐫𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐚𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐮𝐧 𝐯𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐭𝐫𝐚 𝐠𝐥𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐔𝐧𝐢𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐥𝐚𝐛𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 (𝐥'𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐜𝐢 𝐬𝐢𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞𝐥𝐞𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐚) 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞. 𝐌𝐚 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐦𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐊𝐲𝐫𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐳𝐢𝐨𝐭𝐭𝐚 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐞𝐝 𝐚𝐠𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝐠𝐫𝐢𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐢𝐥𝐞. 𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐮𝐫𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐢 (𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐢 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐫𝐜𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐚𝐜𝐜𝐡𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐭𝐢) 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐟𝐚 𝐫𝐞𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐚 𝐢𝐧𝐯𝐚𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐞 𝐞 𝐚 𝐥𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐞́ 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐢𝐫𝐢𝐚𝐝𝐞 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐢 (𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐢 𝐨 𝐬𝐚𝐧𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢𝐚𝐧𝐨).
𝐋𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐢𝐯𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐚 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐉𝐚𝐦𝐢𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐥𝐞 𝐦𝐨𝐝𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚. 𝐌𝐚 𝐢𝐥 𝐯𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐞̀ 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐥𝐮𝐧𝐠𝐨 𝐞 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐝𝐢𝐞: 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐛𝐫𝐮𝐭𝐭𝐨, 𝐥𝐮𝐢 𝐡𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐚𝐫𝐦𝐚𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐭𝐞𝐠𝐠𝐚 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐞 𝐚𝐠𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐞.
𝐒𝐭𝐫𝐚𝐝𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐞𝐫𝐨𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐧𝐪𝐮𝐢𝐞𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢. 𝐔𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐢𝐦𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐚𝐥 𝐯𝐢𝐫𝐮𝐬 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐧𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚. 𝐂𝐨𝐬𝐢̀ 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐚 𝐫𝐞𝐜𝐥𝐮𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐦𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐚 𝐬𝐩𝐚𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐚 𝐮𝐜𝐜𝐢𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐢 𝐬𝐚𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐫𝐮𝐛𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐯𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐚𝐬𝐞.
𝐂𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐚̀ 𝐉𝐚𝐦𝐢𝐞 𝐚 "𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐫𝐫𝐞" 𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐢 𝐢𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐡𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞?

𝐎𝐯𝐯𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐨 𝐩𝐚𝐠𝐞 𝐭𝐮𝐫𝐧𝐞𝐫. 𝐀𝐝 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐜'𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐚.
𝐈𝐥 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐨 𝐞̀ 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐥𝐮𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨. 𝐂𝐡𝐞 𝐯𝐞 𝐥𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐨 𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞? 𝐈𝐨 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐨𝐨𝐩𝐞𝐫. 𝐒𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞. 𝐀𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞 𝐡𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐟𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨𝐥𝐨𝐬𝐨 𝐞 𝐚𝐯𝐫𝐞𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐢 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐨 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐨𝐟𝐨𝐧𝐝𝐢𝐭𝐢 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨.
𝐒𝐞 𝐚𝐯𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐨 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐟𝐚, 𝐚𝐯𝐫𝐞𝐢 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐞 𝐮𝐧 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚. 𝐌𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐧𝐝𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐢 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐚 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐫𝐫𝐞𝐚𝐥𝐞 𝐞𝐝 𝐞𝐬𝐚𝐠𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨 (𝐞̀ 𝐩𝐮𝐫 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐢𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞), 𝐥'𝐡𝐨 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐬𝐩𝐢𝐫𝐢𝐭𝐨.



articolo e fotografia ©Francesca Numerati 25 gennaio 2021

linda
 

𝐋𝐄𝐈 𝐍𝐎𝐍 𝐒𝐀 𝐂𝐇𝐈 𝐄̀ 𝐌𝐈𝐎 𝐅𝐑𝐀𝐓𝐄𝐋𝐋𝐎
𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐁𝐮𝐧𝐠𝐚𝐫𝐨 – 𝐕𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐳𝐨 𝐉𝐚𝐜𝐨𝐦𝐮𝐳𝐳𝐢


Questa settimana non vi propongo un romanzo, ma una sorta di saggio se così si può definire. Mi è stato suggerito dalla mia fidatissima bibliotecaria, nonché cara amica, e di lei mi fido ciecamente. Avevo voglia di qualcosa di diverso, di nuovo, Ed ecco il risultato della nostra chiacchierata: “Lei non sa chi è mio fratello”.

Tutti conoscono i grandi personaggi del passato (scrittori, attori, politici e chi più ne ha più ne metta). Anche loro hanno avuto dei fratelli e delle sorelle. No? Questo libro ci permette di farne la conoscenza. E non si tratta solo di Romolo e Remo oppure di Luigi XIV e la cosiddetta Maschera di Ferro.
È interessante nonché divertente sapere che Al Capone aveva un fratello poliziotto (anche se non proprio esemplare), che Rita Levi Montalcini aveva una gemella pittrice, che il fratello della Woolf era psicoanalista (e mi viene da chiedere… non poteva aiutare la sorella?), che quello di Proust era un super sportivo sempre in giro all'aria aperta (proprio come Marcel!!!) nonché eccellente e rinomato chirurgo in tutta la Francia, che Lord Byron voleva bene a sua sorella tanto da farci un figlio insieme, che George Simenon era considerato la pecora nera della famiglia e via dicendo.

Non voglio spoilerare troppo, ma consiglio questo libretto a tutti, anche solo per curiosità e, perché no, per farsi due risate.


articolo e fotografia ©Francesca Numerati 18 gennaio 2021

linda
 

𝐋𝐀 𝐕𝐄𝐍𝐃𝐄𝐓𝐓𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐏𝐄𝐑𝐃𝐎𝐍𝐎
𝐄𝐫𝐢𝐜-𝐄𝐦𝐦𝐚𝐧𝐮𝐞𝐥 𝐒𝐜𝐡𝐦𝐢𝐭𝐭


Libro trovato (e dico volutamente “trovato” spulciando tra gli scaffali della biblioteca) per caso attratta, tanto per cambiare, dalla copertina. Non conoscevo l'autore, addirittura mai sentito nominare, ma da oggi ne sono diventata grande fan.

Il libro è formato da 4 racconti di cui uno dà il titolo al volume. Il tema dei racconti è, come si può evincere, il perdono.
È difficile perdonare e non è da tutti. Perdonare a volte fa sentire superiore chi concede il perdono e può far sentire in difetto chi lo riceve. Certo dipende dalla coscienza morale ed etica di ognuno di noi, ma potrebbe essere così.
Perdonare è un gesto molto potente che consente di sotterrare le asce di guerra, permette di ristabilire un legame, di far rinascere qualcosa che è stato infranto. Ma ci sono casi in cui il perdono diventa una forma di vendetta, studiato per far del male all'altro facendogli credere che invece va tutto bene. In tal modo diventa un'arma a doppio taglio e quando la "vittima" se ne accorge ormai è troppo tardi.

Schmitt ci presenta quattro storie.

Nella prima due gemelle vivono in eterna competizione, una remissiva e dolce, l'altra più aggressiva e desiderosa di rivalsa.

Nella seconda il giovane William seduce una ragazza con un ritardo cognitivo. La mette incinta e sparisce. Dopo più di dieci anni scopre di aver bisogno di quel figlio per questioni di eredità. Non esita a sottrarre il bambino alla madre per raggiungere i suoi scopi.

Nella terza storia Élise va a trovare ogni settimana in prigione l'uomo che ha stuprato e ucciso sua figlia, giustificandolo e dicendogli che se ha agito così è perché non ha mai avuto una madre che lo amasse, ma lei è disposta a farlo.

Infine un ex generale nazista si sente in colpa per una azione che ha commesso durante la guerra e che non ha mai raccontato a nessuno.

Ho trovato molto interessanti alcuni risvolti delle storie e soprattutto la capacità dei personaggi di saper aspettare anche anni pur di infierire il colpo letale della vendetta. Si potrebbe anche parlare della capacità dell’attesa, ma direi che si tratta di un altro capitolo, benché altrettanto interessante.

E voi siete capaci di perdonare, ma perdonare veramente?.


articolo e fotografia ©Francesca Numerati 11 gennaio 2021

linda
 

𝐏𝐒: 𝐈 𝐋𝐎𝐕𝐄 𝐘𝐎𝐔… 
𝐈𝐋 𝐂𝐋𝐔𝐁 𝐏𝐒: 𝐈 𝐋𝐎𝐕𝐄 𝐘𝐎𝐔

𝐂𝐞𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚 𝐀𝐡𝐞𝐫𝐧


Ho sempre sentito parlare del film “PS I love you” (tratto dall’omonimo romanzo) interpretato da Hilary Swank e Gerard Butler ma, pur essendo una grande cinefila, non l’ho mai voluto vedere. Pochi mesi fa, però, è uscito il sequel del romanzo e ho deciso di leggerli entrambi, uno dopo l’altro.
Pertanto come prima recensione dell’anno 2021 per SmaniaLibrary vi propongo questa doppietta super sentimentale, sperando di fare cosa gradita a tutti voi.

𝐏𝐒: 𝐈 𝐋𝐎𝐕𝐄 𝐘𝐎𝐔(2004)
Holly è una giovane vedova. Il marito Gerry è morto per un tumore al cervello e lei si è chiusa in sé stessa. Ha messo da parte la famiglia e gli amici e crede che la sua vita non possa più cambiare in meglio.
Un giorno riceve una lettera da parte di Gerry. L’ha scritta poco prima di morire. Nella lettera l’uomo ringrazia Holly per averlo amato e spende belle parole per spronarla ad andare avanti.
Ma come spesso capita, le parole da sole non bastano. E Gerry lo sapeva. Insieme alla lettera ci sono altre dieci buste che Holly dovrà aprire mese per mese. Ogni busta contiene un messaggio speciale, qualcosa che Holly deve fare per uscire dal tunnel nel quale è finita e tornare a galla.
La donna smania dalla voglia che arrivi il mese successivo per poter aprire la nuova busta e scoprire cosa il marito abbia escogitato per lei. Ed ogni mese è una sorpresa.
Il bello dei messaggi è che terminano tutti con “PS I love you…”
La vita di Holly cambia piano piano, riprende i contatti con la famiglia e gli amici, trova un nuovo lavoro che finalmente le piace e semplicemente torna a vivere anche senza. Gerry perché lui, comunque, è sempre in lei.

𝐈𝐋 𝐂𝐋𝐔𝐁 𝐏𝐒: 𝐈 𝐋𝐎𝐕𝐄 𝐘𝐎𝐔 (2020)
Sono passati 7 anni dalla morta di Gerry e Holly ha una vita completamente nuova, tra cui un nuovo lavoro e un nuovo compagno, Gabriel.
Un giorno la sorella Ciara la invita come ospite per un sui podcast per parlare della morte. Holly racconta cosa Gerry ha fatto per lei sette anni prima con le lettere e i messaggi.
La trasmissione ha un successo incredibile e un giorno alla porta di Holly bussa u gruppo di persone. Si tratta di malati terminali che vorrebbero lasciare dei messaggi ai propri cari e vorrebbero l’aiuto di Holly. All’inizio la donna è contrariata se non addirittura infastidita.
Dopo qualche settimana decide di telefonare alla rappresentante di questo gruppo per dirle che non ha intenzione di aiutarli, ma scopre che la signora è morta il giorni prima.
Holly capisce che quella donna è morta senza aver realizzato il suo ultimo desiderio e si sente responsabile per aver indugiato troppo. Così accetta di aiutare questi malati nel loro ultimo scopo.
Ha modo di conoscere nuove persone, coinvolge la famiglia ad aiutarla, litiga con Gabriel che sembra non capire perché per lei sia così importante aderire a questo progetto e, infine, rivive i suoi ricordi con Gerry.
Come andrà a finire non lo svelo. Dovete leggerlo se volete saperlo.

Il primo romanzo è molto gradevole. La scrittrice Cecilia Ahern (niente meno che figlia dell’ex premier irlandese) al tempo aveva solo 22 anni e, non per essere critica, ma si vede! Ci sono passaggi qua e là banali e poco più che adolescenziali. Ma nell’insieme è una lettura piacevole e, lo confesso, ogni tanto mi sono commossa e anche tanto!
Il secondo, invece, è scritto meglio rispetto al libro del 2004, ma altrettanto commovente.
Sembrano libri sulla morte, ma non è così. Sono libri sulla vita. Anche perché l’una non può esistere senza l’altra, come non può esistere la gioia senza la tristezza e viceversa. Sono due aspetti strettamente legati tra loro che accomunano tutti.

Ho fatto bene ad aver aspettato e a leggerli insieme. Ve li consiglio.


articolo e fotografia ©Francesca Numerati 4 gennaio 2021

linda

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